Il mistero della veduta Pacichelli

 

La più antica veduta di Bojano di cui si è a conoscenza è quella contenuta in un testo curato da un erudito, l’abate Giovan Battista Pacichelli. L’opera fu pubblicata dopo la morte dell’autore, nel 1703, e il disegno ci permette di poter rilevare l’assetto urbanistico alla fine del XVII secolo; un assetto in cui è ancora ben leggibile l’organizzazione della città in epoca medievale.

Due agglomerati muniti di cinta muraria - il borgo di Civita Superiore con il castello e la città bassa di Bojano - collegati  da una rete di vie che si snodavano lungo il ripido pendio della montagna.

- Veduta Pacichelli, pubblicata nel 1703 -

Gli studiosi hanno sempre considerato l’incisione come una rappresentazione piuttosto precisa per quel che riguarda l’andamento delle mura, l’individuazione delle porte, la posizione degli edifici più rappresentativi come la cattedrale, il palazzo baronale ed il palazzo vescovile ma poco fedele per quel che riguarda la forma e l’orientamento di questi ultimi. Hanno ritenuto che l’autore avesse attestato con segni convenzionali la presenza e la localizzazione di strutture come chiese, conventi, palazzi nobiliari senza tuttavia avere l’intenzione di riportarne l’aspetto reale. La Chiesa Catredale (A), ad esempio, è riprodotta con una tradizionale facciata a capanna rivolta verso est e non verso ovest come si presenta oggi a chi si ponga nello stesso punto di osservazione utilizzato per realizzare la veduta.

Questo è solo uno dei numerosi “indizi” che inducono a pensare che l’artefice abbia compiuto un errore: non ha copiato lo schizzo preliminare, sicuramente realizzato da lui o da qualche suo assistente, in controparte. 

Infatti quando la lastra in rame viene incisa con il bulino, la puntasecca o con procedimenti chimici come l’acquaforte e l’acquatinta, se si vuole riprodurre un dipinto nel senso giusto o rendere esattamente una veduta bisogna scalfirli al contrario sulla matrice. L’immagine stampata sul foglio risulterà, così, speculare all’immagine incisa: ciò che sulla lastra è a destra sul foglio finisce a sinistra e viceversa.

- Veduta Pacichelli in controparte (elaborazione al computer) -

Molteplici sono le argomentazioni che si possono addurre a favore di questa ipotesi; ne riporto sinteticamente solo alcune.

Il monastero dei Francescani fu fondato alla fine del XIII secolo fuori dalle mura della città. L’edificio religioso venne distrutto dal terremoto del 1805; al suo posto, nella seconda metà dell’Ottocento, si eresse l’attuale Municipio che, non a caso, è denominato Palazzo San Francesco. Nella veduta il Convento de’ Francescani Conventuali (D) è riportato correttamente extra moenia ma a sinistra della Chiesa Catredale (A) mentre l’odierno palazzo municipale si trova a destra della cattedrale.

Il Palazzo Vescovale (B) è posto in alto, nella parte sinistra del foglio. L’episcopio, in effetti, prima del secolo XVI era ubicato pressappoco lì, in località Piaggia. L’antico edificio crollò a seguito del terremoto del 1456. Nei primi anni del Cinquecento il vescovo Silvio Pandone lo trasferì nel suo sito attuale; alla fine del Seicento, dunque, il Palazzo Vescovale (B) si trovava già a destra della Chiesa Catredale (A), nella zona sud-ovest della città.

Il Palazzo Baronale (C) è riportato, anch’esso, nella zona elevata della città, in prossimità del tratto ovest delle mura. Quello conosciuto oggi come Palazzo Ducale (Palazzo Pandone), risalente al secolo XVI, che fu dimora dei Baroni Cimaglia (inizi secolo XVII) e successivamente di Giulio di Costanzo, Duca di Bojano (inizi secolo XVIII), e che in seguito passò alla famiglia Filomarino-della Torre (secolo XVIII) si colloca, in realtà, sul lato opposto, a sinistra rispetto alla cattedrale, al di sotto della località detta Piaggia.                                                       

Salita (o via) Piaggia è un elemento che caratterizza fortemente qualunque veduta o foto di Bojano poiché, inerpicandosi lungo il declivio della montagna ed elevandosi così rispetto all’abitato posto a quota più bassa, risulta immediatamente distinguibile. È strano, quindi, che nel disegno non venga riportata. Prendendo, però, in considerazione la sua versione speculare si notano, all’estrema sinistra, al di sopra del Palazzo Baronale (C), alcune case, anche di più piani, che salgono sulla ripida costa verso la montagna: non possono che essere le costruzioni di salita Piaggia.

Tornariccio Fiume (G) nell’incisione è posto a sinistra dell’abitato, dunque ad est, mentre Bifernio Fiume (H) a destra, cioè ad ovest della città.

La piana di Bojano è un’area molto ricca di acque; oltre alle sorgenti del Biferno, il principale fiume del Molise, ci sono diversi torrenti, canali, fossi e rivoli suoi affluenti come il Calderari ed il Turno. Altri corsi d’acqua sono diventati sotterranei o si sono prosciugati pur sopravvivendo nella toponomastica ufficiale o nell’uso popolare: via Fiumarello, via Fiumicello, località “la Canala”. Non è giunto, però, fino ai nostri giorni il nome Tornariccio.

Per la sua identificazione sono di grande aiuto alcuni documenti conservati nella Biblioteca Nazionale - Archivio di Stato di Montevergine a Mercogliano (Avellino) relativi al convento di Santa Maria del Vivario (oggi Santa Maria dei Rivoli) di Bojano, un complesso religioso che era grancia del monastero di Montevergine. Si tratta di un inventario di beni redatto nel 1724. Un titolo, in particolare, «Tornareccia o Porta della Torre», datato 20 novembre 1724 cita: «… un orto… confinante da Levante beni che furono di Giovanni Portiello, e sieguono da Mezzogiorno una con la Torre, da Tramontana via pubblica della Torre e da Ponente “Rivuolo di acqua della Tornareccia” …»  .

Via pubblica della Torre corrisponde al primo tratto dell’attuale via Erennio Ponzio; nelle sue vicinanze - in località Cannello - è possibile individuare i resti della base di una torre medievale, oggi utilizzata come terrazzo antistante una costruzione. Un orto, situato nella posizione descritta nel documento, con la torre a sud (Mezzogiorno), via pubblica della Torre a nord (Tramontana), avrebbe ad ovest (Ponente) l’attuale via Insorti d’Ungheria. Quest’ultima, in forte pendenza, fino al 1969 aveva il nome di via Fiumarello (o Fiumarella).

È lecito pertanto identificare via Fiumarello con il «Rivuolo di acqua della Tornareccia» citato nell’inventario. La torre e la strada che da essa prende nome sono situate nella zona sud-ovest della città, dietro al complesso delle costruzioni pertinenti all’episcopio. Tornariccio fiume (G) si deve, quindi, sì collocare nei pressi del Palazzo Vescovale (B) ma sul lato destro del disegno; sul lato sinistro, in questo modo, risultano situate correttamente le principali scaturigini del Bifernio Fiume (H), in località Pietre Cadute. A riprova di ciò il quartiere extra moenia ad est dell’abitato è stato da sempre denominato Biferno.

Il Castello di Civita Superiore (E) e la Terra Superiore (F), cioè il borgo, vengono riprodotti come due corpi distinti. Il Castello a sinistra rispetto alla Terra Superiore che appare nella estrema parte destra del foglio, semicoperta dallo scudo nobiliare. È evidente, invece, che, osservando la montagna di Civita dallo stesso punto di vista, i ruderi del castello si trovino in realtà a destra rispetto al borgo.

Una elaborazione al computer (meraviglie della tecnologia!) ci permette, oggi, di correggere l’errore e di osservare la veduta nel verso giusto.

                                                                                                                                                                                          Alessandro Cimmino


Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. Disegni, elaborazioni grafiche e foto, ove non specificato, sono dell'autore.

Articolo pubblicato sul mensile "Il Ponte", a. XIX, n. 12, dicembre 2007, pp. 42-43.