medusa sulla facciata della chiesa di san michele?

  

Non si conosce il periodo in cui fu edificata, a Bojano, la chiesetta di San Michele Arcangelo (citata anche da antichi documenti come Sant’Angelo).

Nell’iconografia, San Michele - il cui nome, dall’ebraico Mika’el, significa “chi è come Dio?” - viene presentato come un angelo-guerriero, rivestito di un’armatura e dotato di una spada o di una lancia con cui combatte il demonio, spesso raffigurato nelle sembianze di un drago.

Il culto fu importato nell’Italia meridionale dal Vicino Oriente (a Costantinopoli sorgeva un importante santuario, il Micheleion, costruito alla fine del V secolo) e, successivamente, si estese con i Longobardi - stirpe di cui era protettore - in tutte le aree da loro occupate.

Bisogna considerare che la diffusione del cristianesimo, in quei secoli, non fu veloce ma avvenne per gradi; le nuove liturgie furono introdotte in continuità con quelle pagane. Spesso i templi vennero trasformati in chiese e le antiche divinità in essi venerate “adattate” alle esigenze dei nuovi riti.

Difatti, nel VI secolo, lo stesso papa Gregorio Magno suggerì di non abbattere i templi ma di erigere in essi altari cristiani e il Pantheon di Roma è un magnifico esempio.

La tradizione vuole che anche la chiesa di San Michele a Bojano sia sorta sui ruderi di una precedente struttura, identificata da alcuni con il tempio di Bacco, da altri con un mausoleo.

- Chiesa di San Michele -

Sulla facciata, a destra rispetto al semplicissimo portale, sono stati ricollocati nella muratura due elementi di epoca romana: un timpano con figura femminile e, più in alto, un fregio con racemi e un grappolo d’uva. Un frammento di trabeazione dorica, con triglifi e metope, è murato lungo la fiancata destra; le decorazioni nelle due metope rappresentano un’armatura e dei gambali. Alcuni grossi blocchi di pietra sovrapposti inquadrano in basso, sui lati, il prospetto principale.

- Rilievo chiesa di San Michele a Bojano -

Il bassorilievo di forma pentagonale costituiva con molta probabilità la parte centrale del frontone ed è, senz’altro, la componente superstite di maggior pregio; vi è scolpito un busto femminile - dotato di ali e con sul capo una originale, altissima acconciatura - desinente in ricercati girali di acanto.

Chi è il personaggio effigiato?

Ad Efeso, in Turchia, il tempio di Adriano (II secolo d.C.) presenta, sopra la porta della cella, una lunetta semicircolare decorata con un soggetto straordinariamente simile a quello in esame, identificato da alcuni studiosi con Medusa.

- Rilievo tempio di Adriano ad Efeso, Turchia, II secolo d.C. (foto di Daniele Eliseo) -

La gorgone Medusa è un tema ricorrente sui frontoni greci arcaici (tempio di Artemide a Corfù) con funzione apotropaica; veniva raffigurata come un mostro con ali d’oro, mani artigliate di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli.

In età ellenistico-romana l’effigie perse le caratteristiche mostruose cristallizzandosi in un elemento prevalentemente, se non esclusivamente, decorativo e riprese le sembianze di divinità marina.

Medusa, infatti, era in origine una bellissima fanciulla che osò unirsi a Poseidone all’interno di un tempio dedicato ad Atena; fu proprio quest’ultima dea, per punizione, a trasformarle le mani in bronzo e la capigliatura, di cui andava tanto fiera, in un covo di serpi. Il suo capo divenne così spaventoso che chiunque la fissasse negli occhi rimaneva pietrificato. Solo Perseo, con l’aiuto della stessa Atena, grazie ad uno scudo riflettente, poté sopravvivere al suo sguardo ed ucciderla.

I bassorilievi di Efeso e di Bojano riproducono, dunque, la mitica Medusa prima della metamorfosi? Sembra un’ipotesi attendibile.

- Grottesca -

Immagini di questo tipo si trovano anche nelle “grottesche”, le celebri decorazioni rinascimentali ispirate alle pitture murali romane. Il termine deriva da grotta, in relazione alle scoperte effettuate durante gli scavi cinquecenteschi nella Domus Aurea e in altri edifici della Roma imperiale, chiamati grotte perché allora in gran parte interrati e ispezionabili solo mediante cunicoli. Si tratta di affreschi con funzione ornamentale che presentano eleganti e ricercate composizioni di motivi vegetali, animali, figure umane, mitologiche, mostruose e di fantasia.

In alternativa, per identificare il personaggio scolpito sul timpano che stiamo esaminando si possono prendere in considerazione due altre immagini della tradizione iconografica classica: una Scilla o una Sirena.

Scilla era un mostro marino localizzato nello stretto di Messina e raffigurato con un torso di donna, una o più code crestate e protomi di sei cani sui fianchi. Dobbiamo, però, rilevare che nella scultura di Bojano (e di Efeso) non c’è nessuna traccia della muta di cani divoratori, elemento che caratterizza il personaggio; le due piccole spire sui fianchi possono essere interpretate, tutt’al più, come delfini.

La Sirena era concepita come donna-uccello, e fu rappresentata dapprima, con corpo d’uccello e testa di donna e poi, con corpo femminile nudo munito di artigli ed ali. L’immagine, a noi più nota, di donna-pesce si formò solo nel Medioevo, per influsso di tradizioni germaniche. Il soggetto nel rilievo della chiesa di San Michele, effettivamente, è dotato di ali ma le volute di rami e foglie d’acanto che rendono la parte inferiore del corpo non sembrano alludere alle sembianze di un uccello.

Invece Medusa, e le altre Gorgoni, in diverse rappresentazioni, soprattutto nei manici di anfore, crateri e coppe (Cratere di Vix, 550-540 a.C.) appaiono come creature anguipedi, con due lunghe code inarcate all’indietro; e questi ultimi elementi, in forma stilizzata, posso essere anche resi con girali vegetali.

Per concludere, il piccolo tempio sul cui frontone era collocato il bassorilievo, molto probabilmente, non fu consacrato a Bacco - il grappolo d’uva presente nel frammento di fregio non è un elemento sufficiente per avallare tale ipotesi - ma, con i dati attualmente disponibili, anche se il personaggio riprodotto fosse effettivamente Medusa, è impossibile formulare altre intitolazioni certe.

Singolare è, comunque, la presenza di ali sia nell’iconografia di Medusa che in quella di San Michele; un’altra coincidenza è costituita dall’armatura e dai gambali scolpiti nelle metope, così simili a quelli che connotano l’arcangelo-guerriero.

                                                                                                                                                                                           Alessandro Cimmino


Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. Disegni, elaborazioni grafiche e foto, ove non specificato, sono dell'autore.

Articolo pubblicato sul mensile "Il Ponte", a. XX, n. 4, aprile 2008, pp. 40-41.